1913-03-30 – Primo aereo ad Albenga

Nel 1913 in Albenga si costituisce un Comitato di appassionati del volo che per il 30 Marzo organizza una “giornata aviatoria” con esibizioni “che l’aviatore Augusto Maicon eseguirà col proprio aeroplano in piazza d’armi”.

Il Comitato tiene a precisare che “questa festa aviatoria farà concorrere in Albenga molte persone dei paesi circonvicini per assistere a questo spettacolo nuovo per questi dintorni”.

La piazza d’armi è un vasto “gerbido” nella regione Cavallo a poche centinaia di metri da Porta Torlaro, tra il Centa e la via al Piemonte, destinata alle esercitazioni dei militari del Genio.

Come previsto una folla immensa si accalca ai bordi del piazzale lasciando libero uno stretto e lungo spazio livellato per l’occasione e recintato.

Nel primo pomeriggio l’atteso rombo nel cielo, mai sentito sinora in Albenga, attira verso l’alto migliaia di sguardi.

Decine di mani si levano ad indicare il biplano che si abbassa con una brusca manovra verso terra.

Il “Caudron” compie un paio di giri e alcune piroette a mezza quota salutate da grida di ammirato stupore,

Poi dolcemente inizia la discesa, si avvicina al suolo, scorre rapido sul terreno e dopo un breve percorso si blocca all’estremità della pista.

Augusto Maicon scende dall’aereom sale su un palco, ringrazia le autorità, pronuncia alcune parole in un italiano piuttosto stentato tra gli applausi e gli evviva.

Ritorna poi al velivolo e decolla per una serie di evoluzioni assai più impegnative e difficili della prima comparsa.

Cabrate, picchiate, spirali, si susseguono con un ritmo incessante accompagnate da urla ed acclamazioni.

All’improvviso un qualcosa di inatteso. Il motore del “Caudron” lancoa uno scoppio, poi un altro e un altro ancora.

Non occorre un orecchio particolarmente esperto per intuire un guasto.

L’aereo comincia a sussultare con movimenti irregolari. Un ultimo botto, una nuvola nera, una striscia di fumo segna il suo percorso.

Silenzio. Un silenzio impressionante nell’aria e a terra fra il pubblico.

Il velivolo sembra precipitare. Grida di paura e di sgomento.

Ma Augusto Maicon riesce a controllare la macchina. Plana velocissimo sulla gente, sfiora un gruppo di spettatori assiepato ai bordi della pista, poi tocca terra.

Le ruote del carrello si frantumano, l’aereo poggia sulla pancia, ara il terreno mentre le ali si spezzano e l’elica vola via in mille schegge.

Una serie di sobbalzi e finalmente il velivolo si ferma in una nuvola di polvere.

Per alcuni istanti si teme la tragedia, quando dalla carcassa escono due braccia levate ad implorare aiuto.

Accorrono alcuni ardimentosi del Comitato, afferrano le spalle, tirano con forza. Estraggono il pilota, lo depositano a lato del relitto.

Ancora un istante di apprensione e paura e poi Maicon si alza incolume. Scuota la testa e saluta la folla. Un urlo liberatorio lo acclama.

Termina così la prima giornata aviatoria della storia albenganese.

Il pilota riparte il giorno dopo in treno, ma la carcassa del “Caudron” giacerà a lungo dimenticata, coperta dalla povere e dalle erbe a lato della piazza d’armi.

Oggetto di divertimento per alcune generazioni di bambini.

Il ricordo del volo e della caduta di Augusto Maicon ad Albenga ci è stato lasciato da uno di quei bambini.

(Dal libro di Mario Moscardini “Albenga nell’Italia Liberale 1861-1922)

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Geometra Libero Professionista.


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